| volevo potareuna cosa che ho scritto per sapere cosa ne pensate
Capitolo primo
“Una nuova vita”
Era notte fonda tutti dormivano in quel piccolo paesino. Tutti i negozi erano chiusi, e l'ultimo bar aveva smesso di vendere alcolici pochi minuti prima. Nell'aria non si sentivano rumori, benché fosse estate in giro non c'erano zanzare. L'intero paese sembrava caduto in letargo; ma in una casetta lì vicino una bimba urlava e piangeva. Quelle urla turbavano la quiete, in quella piccola casa ai confini del paese non regnava la pace. Erano le tre del mattino e la piccola Cristal si ritrovava ad affrontare l'uomo che era il soggetto delle sue paure; appena tornato a casa; ubriaco.
Non si reggeva in piedi ma come suo solito aveva la forza di trascinare la povera donna in bagno e picchiarla. Quella notte la piccola bambina dai boccoli d'oro non riusciva a tornare a letto come le era stato raccomandato, non poteva, questa volta non voleva lasciare la donna che le aveva dato la vita da sola, perciò faceva ciò che le riusciva meglio, piangeva nella speranza di essere soccorsa. Non passò molto tempo che suo fratello maggiore svegliato dalle urla di sua sorella si alzò dal letto per capire cosa stesse accadendo, ma gli bastò uno sguardo un'occhiata alla stanza per rendersi conto che quelle erano scene già viste, che se non accadevano nella realtà lo tormetavano nei suoi sogni, ma questa volta non lo poteva perdonare questa volta non l'avrebbe passata liscia. L'uomo uscì dal bagno disturbato dalle urla della bambina che piangeva tra le braccia di suo fratello andato a tranquillizzarla.
<< Fai smettere di piangere quella mocciosa, sveglierà tutti se non la smette >> Ma Cristal non ascoltava non volrva smettere di piangere, e più l'uomo le urlava sopra più lei si sentiva carica e continuava a piangere.
L'uomo usci dal bagno, trascinando la donna per i capelli, dirigendosi con furia verso quel piccolo esserino. Con una manata allontanò il ragazzo che vedendo il volto della madre ricoperto di tagli, graffi e lacrime non riuscì più a controllarsi.
<< Non ti avvicinare mostro, tu non sei nostro padre. Tu non sei nessuno!
Non le farai del male mai più - Michael era incontenibile – Lasciala stare>>. La rabbia era parte di lui ora continuava a urlare e a scagliarsi contro di lui che riusciva e respingerlo in ogni occasione. Cristal fu presa dal collo, alzata in aria e spinta contro il muro.
<< Ti ho detto che devi smettere di piangere hai capi...>> Ma non fece in tempo a ultimare la frase che fu colpito dietro la nuca da un grosso busto di ceramica raffigurante uno strano vecchio con la barba molto lunga che ai due bambini non era mai stato simpatico. Il colpo era stato sferrato dal giovane e la bimba cadde in una pozza di sangue e iniziò a urlare ...
Cristal si svegliò di colpo. Erano passati otto anni da quella notte, ma lei la riviveva tutte le volte che si addormentava. Quell'uomo era morto da tanto tempo, però aveva trovato lo stesso un modo per tormentarla, per non farle vivere una vita felice.
La sua famiglia fu rovinata lo stesso anche dopo la sua scomparsa. I suoi boccoli di quando era piccola si erano trasformati in un caschetto aderente alla testa color grano. I suoi occhi che un tempo erano piei di vita, erano ormai di un azzurro spento, quasi vuoti.
Si alzò quel giorno la sua vita sarebbe cambiata di nuovo. Dovevano traslocare. Cambiavano casa quasi ogni anno e pur avendo sedici anni, non era mai riuscita a farsi un vero amico, non era mai riuscita ad chiamare un luogo casa che subito doveva andar via. Il suo unico mondo erano i libri. Lei leggeva da mattina a sera. Era il suo unico modo per poter vivere una vita, per poter avere degli amici e affrontare mostri in fantastiche avventure.
Nascondeva sempre tutto a sua madre, facendole credere di avere tanti amici e una vita serena, non voleva che lei si sentisse in colpa, ci pensava già Michael.
Era una calda mattina di luglio, la sveglia suonava da ore e dalla cucina si sentivano le urla di sua madre che litigava un'altra volta con il fratello.
Non aveva voglia di alzarsi, non voleva ricominciare tutto d'accapo, ma decise di alzarsi lo stesso. Prima avrebbe iniziato quella girnata, più in fretta sarebbe finita. Scese giù in cucina le grida erano finite, me nell'aria c'era ancora tensione.
<< Buongiorno mamma! Ciao Michael! Come mai già in piedi? Di solito devo venire a buttarti giù dal letto>> Cristal sapeva benissimo che suo fratello non aveva dormito quella notte, che a lui i traslochi pesavano tanto quanto a lei, se non di più; ma doveva calmare la situazione come faceva ogni volta.
Michael non rispose, si limitò a farle un cenno con la testa. Quella mattina era già pessima così.
Ogni volta che riusciva ad farsi una vita, arrivava sempre il maledetto giorno alla quale doveva dire addio.
Odiava la madre per tutto quello che gli aveva fatto.
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